lunedì 11 novembre 2013

iOS 7

Quando è nato iOS, nel 2007, gli smartphone esistevano già da un po’ ma restavano roba da impallinati della tecnologia. L’idea di Scott Forstall nel progettarne il design fu di riprodurre l’aspetto di oggetti reali, che con l’asettica complessità dell’informatica non avessero niente a che fare.

Bisognava far dimenticare che dietro l’iPhone c’era un processore, un software e dei file. Doveva essere solo una scatolina magica per fare meglio cose di tutti i giorni.

Da quel momento, però, il mondo della tecnologia non è stato più lo stesso. Il messaggio è stato recepito talmente bene che per le nuove generazioni di utenti non è più l’agenda l’oggetto comune su cui scrivere gli indirizzi, le radiosveglie sono scomparse dai comodini insieme a bussole, mappe, fax e registratori.

A sei anni dal primo iPhone, non servono più metafore per spiegare cosa ci si può fare con lo smartphone. Da questa considerazione nasce l’idea di iOS 7, che il prossimo autunno traghetterà i nostri iDevice in una nuova dimensione. Per questo viaggio, però, Apple ha scelto una nuova guida.

Le frontiere del design, quando si sposano con prodotti visionari e di massa allo stesso tempo, richiedono uomini simbolo, interpreti del futuro a cui guardare con fiducia. Se Jobs è scomparso, Tim Cook non ha abbastanza carisma e la fiducia in Forstall, dopo i recenti errori, è al minimo storico.


Jonathan ive dallo scorso anno è responsabile anche della progettazione della Human Interface software, oltre che del design dei dispositivi hardware.
Apple aveva bisogno di un nuovo guru. Sir Jonathan Ive, con la sua voce pacata sembra capace di incarnare questo ruolo. Nato nell’hinterland londinese quarantasei anni fa, ha firmato il design dell’hardware di tutti i recenti successi di Apple, come i MacBook Pro e Air e tutti i device iOS. Dal 2012 è responsabile anche della divisione Human Interface di tutta Apple, per cui dalle sue mani dipenderà in buona misura la comodità della nostra vita digitale nei prossimi anni. A Cupertino trascorre il suo tempo in un laboratorio inaccessibile, con un team ristrettissimo di collaboratori.


Nessun commento:

Posta un commento